Vi è mai capitato di rapportarvi con qualcuno che vi lancia continuamente “frecciatine”? o che parla in generale delle “persone” o della “gente”, ma che in realtà si riferisce ad un vostro comportamento?
Questi sono solo due esempi di comportamento passivo-aggressivo: una modalità di esprimere la rabbia in modo indiretto. Può essere una vera e propria caratteristica di personalità oppure solo un modo saltuario di comportarsi.
Altri esempi sono:
- Dire al proprio partner che è tutto ok, ma poi avere un atteggiamento scontroso o evitare l’intimità
- Non essere d’accordo su una questione lavorativa, ma anziché esplicitarlo arrivare in ritardo o fare in modo di sabotare il lavoro.
- Lamentele sulle proprie sfortune e/o sul fatto di essere poco capita o apprezzata dagli altri
- Mostrare invidia per quelli ritenuti più fortunati
- Non chiedere aiuto in modo diretto, ma poi tenere il muso per non averne ricevuto
Questi comportamenti sono spesso sostenuti dalla convinzione che gli altri siano manipolativi o controllanti e che l’unico modo per affermare se stessi ed evitare la sopraffazione sia quello di esprimere la rabbia in modo indiretto: “Devo far valere il mio punto di vista, ma allo stesso tempo devo mantenere l’approvazione e la vicinanza delle persone, per questo non devo esprimere la rabbia in modo diretto”.
L’espressione della rabbia viene quindi giudicata in modo negativo e vi può essere l’idea di sé di persona che non si arrabbia e quindi “buona” e “disponibile” verso gli altri.
Ma che emozioni suscita nell’altro questo tipo di comportamento?
Una delle reazioni più comuni è la rabbia che, se espressa apertamente, conferma l’aspettativa dell’altro di non essere compreso o apprezzato.
Ma questo tipo di comportamenti può anche far sentire gli altri impotenti, data la difficoltà nel potersi difendere. Infatti molto spesso, quando rispondiamo alle modalità indirette, l’altro nega di aver provato rabbia o disappunto nei nostri confronti.
Quale potrebbe essere, quindi, un esempio tipico di interazione passivo-aggressiva? Vediamolo:
Convinzione sugli altri: sono esigenti e intrusivi e/o non mi apprezzano
Convinzione su di me: Devo mantenere la mia autonomia, ma senza perdere la vicinanza o l’approvazione
Regola: Se esprimo rabbia perdo la vicinanza e l’approvazione
Strategia: Rabbia espressa in modo indiretto
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Altro prova rabbia o si allontana e conferma la convinzione che ho sugli altri di essere esigenti/intrusivi/disprezzanti.
Come comportarsi quando siamo bersaglio di questi comportamenti?
- Proviamo a guardare la situazione dall’esterno e capire che ruolo stiamo giocando nel mantenere o favorire questo tipo di risposta
- Evitiamo di attaccare e accusare l’altro di mettere in atto comportamenti passivo- aggressivi: otterremo l’effetto contrario
- Proviamo a fargli vivere l’esperienza che esprimere apertamente rabbia o dissenso, non porta all’abbandono o al giudizio negativo dell’altro.
Se siete voi, invece, la persona che mette in atto questo tipo di comportamenti, un aiuto psicologico professionale potrebbe fare al caso vostro.
Uno dei possibili interventi potrebbe essere un training per imparare a comunicare in modo assertivo. La comunicazione assertiva si pone proprio al centro tra i comportamenti aggressivi e quelli passivi, attraverso questo tipo di comunicazione è possibile esprimere il proprio punto di vista rispettando sia l’altro che noi stessi. Questo deve essere inserito all’interno di un contratto terapeutico mirato, strutturato e concordato con il paziente. Ogni situazione è a sé e non esiste la ricetta facile e uguale per tutti. Qualsiasi intervento deve essere preceduto da un’attenta valutazione che includa fattori di mantenimento e di rischio della problematica.