Spesso, il rendimento scolastico dei figli diventa motivo di aspre discussioni in famiglia. Non sono rari i casi in cui i genitori adottano comportamenti estremi, contro i propri figli (punizioni eccessive o umiliazioni/svalutazioni sul piano personale) o in difesa di essi (ingaggiando battaglie contro le ingiuste valutazioni dei maestri). Non siamo in grado di fornire risposte definitive nè soluzioni magiche ad un argomento così delicato. Piuttosto, vogliamo lasciare i nostri lettori alla seguente lettura, con l’augurio che susciti le stesse, interessanti, riflessioni a noi provocate. BUONA LETTURA.
NON OPPRIMERE I FIGLI CON L’IDEA DELLA SCUOLA (di Natalia Ginzburg)
“Al rendimento scolastico dei nostri figli, si
amo soliti dare un’importanza che è del tutto infondata […] vogliamo, da loro, il successo, vogliamo che diano soddisfazionial nostro orgoglio.
Se vanno male a scuola, o semplicemente se non vanno così bene come noi pretendiamo, subito innalziamo fra loro e noi la bandiera del mancontento constante [… ]. Oppure li assecondiamo nelle loro proteste contro i maestri che non li hanno capito [….].
È falso che loro abbiano il dovere, di fronte a noi, d’esser bravi a scuola e di dare allo studio il meglio del loro ingegno […].
Se il meglio del loro ingegno vogliono spenderlo non nella scuola, ma in altra cosa che li appassioni, raccolta di coleotteri o studio della lingua turca, sono fatti loro e noi non abbiamo nessun diritto di rimproverarli e di mostrarci feriti nell’orgoglio, frustrati d’una soddisfazione.
[…] Se il meglio delle loro energie o del loro ingegno sembra che lo sprechino […] scatenati in un prato a giocare a a football, ancora una volta non possiamo sapere se veramente si tratti d uno spreco dell’energia e dell’impegno, o se anche questo, domani, in qualche forma che ora ignoriamo, darà frutti. Perché infinite sono le possibilità dello spirito .
[…] Quello che deve starci a cuore, nell’educazione, è che nei nostri figli non venga mai meno l’amore per la vita, né oppresso dalla paura di vivere, ma semplicemente in stato d’attesa, intento a preparare se stesso alla propria vocazione. E che cos’è la vocazione di un essere umano, se non la più alta espressione del suo amore per la vita?”
BIBLIOGRAFIA: tratto da Natalia Ginzbur, Le piccole virtù, pubblicato originariamente su “Nuovi argomenti”, 1960
FOTO: http://www.bimbiveri.it/2015/04/la-punizione-e-la-via-piu-efficace-per-reprimere-tuo-figlio/