Per la rubrica “pillole di psicologia” oggi parliamo brevemente di Emotional eating, o fame emotiva, ovvero quel fenomeno per il quale tendiamo ad assumere una quantità eccessiva di cibo in risposta ad una attivazione emotiva.
Come molti problemi di natura psicologica, anche l’emotional eating è mantenuto da un circolo vizioso: emozioni negative spesso non riconosciute vengono gestite attraverso il cibo. Il potere consolatorio è destinato però a durare poco e, al contrario, spesso subentra un giudizio negativo su noi stessi del tipo “non sono in grado di controllarmi” fino a “faccio schifo”, oltre ad emozioni ancora più s
piacevoli come colpa o vergogna.
Lo stato emotivo iniziale non solo persiste, ma si autoalimenta creando un circolo vizioso di mantenimento.
La terapia deve quindi mirare a spezzare questo meccanismo e può intervenire su diversi punti come ad esempio:
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insegnare alla persona a riconoscere in modo adeguato le emozioni;
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cogliere le situazioni e i pensieri connessi alle emozioni negative;
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modificare i pensieri disfunzionali;
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introdurre strategie più adattive di regolazione delle emozioni.