Gli stili di apprendimento: come preferiamo imparare?

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Ti sei mai chiesto quale sia la modalità che preferisci per imparare? Ognuno di noi ha uno “stile di apprendimento” preferenziale e conoscerlo può costituire enormi vantaggi: innanzitutto può favorire una migliore performance di apprendimento da sfruttare a nostro favore nei momenti in cui ci è richiesto, ma può anche motivarci
ad “allenare” stili di apprendimento diversi e poco usati abitualmente. Inoltre conoscere la varietà di modi con cui gli individui apprendono ci permette di adattare la nostra modalità di esporre concetti e nozioni nel caso in cui fossimo chiamati ad insegnare o trasmettere informazioni a un gruppo eterogeneo di persone.

Uno dei principali modelli utilizzati per definire gli stili di apprendimento è quello noto come “The Index of Learning Styles”, sviluppato nel 1980 dal Dott. Richard Felder docente di Ingegneria Chimica alla North Carolina State University,  e da Barbara Soloman e basato sul “Modello degli stili di apprendimento” sviluppato dal Dott. Richard Felder e  da  Linda Silverman dell’Institute for the Study of Advanced Development . Secondo tale modello esistono quattro dimensioni degli stili di apprendimento. Ogni dimensione può essere vista come un continuum dove agli estremi si possono trovare stili di apprendimento opposti. Le quattro dimensioni sono illustrate nell’immagine seguente.

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Dimensioni dell “Index of Learning Styles”del Dott.Richard Felder e Barbara Soloman. Fonte: https://www.mindtools.com/pages/article/mnemlsty.htm

Descriviamo brevemente, a una a una, le diverse tipologie di apprendimento:

  • Apprendimento sensoriale: vengono preferite le informazioni pratiche, procedurali e concrete, rivolgendo l’attenzione ai fatti reali e privilegiando la metodicità, la sperimentazione e le procedure note e standardizzate.
  • Apprendimento intuitivo: vengono preferite le novità e le informazioni teoriche, affidandosi, nella risoluzione dei problemi, all’intuito e alla creatività.
  • Apprendimento visivo: vengono preferite le informazioni grafiche,le immagini,le mappe, i diagrammi, i video etc..
  • Apprendimento verbale: vengono privilegiate le informazioni provenienti dal linguaggio scritto e parlato, ricercando una spiegazione che faccia uso del canale verbale. Si preferisce cioè imparare attraverso la lettura o l’ascolto delle parole.
  • Apprendimento attivo: si preferisce “imparare facendo” e impegnarsi in attività che implichino  l’esecuzione di esperimenti,  la manipolazione di oggetti  e la risoluzione dei problemi in gruppo.
  • Apprendimento riflessivo: si preferisce pensare ai compiti e ai problemi da risolvere attraverso l’analisi minuziosa e la valutazione di tutte le possibili soluzioni. Le persone con questo stile di apprendimento tendono a risolvere un problema da soli piuttosto che in gruppo.
  • Apprendimento sequenziale: vengono preferite le informazioni presentante in modo lineare e ordinato. L’apprendimento avviene passo passo, analizzando e ordinando tutti i dettagli, così da poter giungere ad un quadro generale.
  • Apprendimento globale: si preferisce un approccio globale e sistematico. L’obiettivo è cogliere subito il quadro generale e solo successivamente ricostruire i dettagli. Le persone che privilegiano questo stile di apprendimento non sentono l’esigenza di seguire passo passo le procedure di risoluzione.

 

Come utilizzare l’Index of Learning Styles?

  1. Cerchiamo di capire qual è il nostro stile di apprendimento preferito, leggendo le quattro dimensioni che formano il modello e le loro caratteristiche; poi scegliamo quello che meglio riflette il nostro funzionamento. In alternativa si può ricorrere ad un questionario, “Index of Learning Styles Questionnaire”,che può essere d’aiuto per trovare il nostro stile di apprendimento (http://www.engr.ncsu.edu/learningstyles/ilsweb.html).
  2. Analizziamo le dimensioni in cui non ci sentiamo in equilibrio, ovvero dove riscontriamo una forte preferenza per uno stile e una forte avversione per lo stile opposto.
  3. Per ogni dimensione, cerchiamo di incrementare l’area in cui abbiamo maggiori difficoltà e che ha bisogno di essere allenata.

Ad esempio se riscontriamo un stile prevalentemente sensoriale, possiamo sforzarci di cercare informazioni teoriche e solo successivamente individuare fatti e dati concreti che supportino o falsifichino la teoria. Oppure se privilegiamo un apprendimento intuitivo cerchiamo di soffermarci sui dettagli che solitamente escludiamo e  di memorizzare gli elementi concreti associati alle informazioni concettuali. Se abbiamo una tendenza a fermarci sugli aspetti visivi, proviamo a utilizzare le parole per esporre concetti ed esercitiamoci a prendere appunti scritti, proprio perché oggi molte informazioni vengono  veicolate utilizzando il canale verbale. Se al contrario siamo maggiormente abituati alla forma verbale, sforziamoci di utilizzare grafici e tabelle, di collegare i concetti con un diagramma, utilizzando frecce e collegamenti visivi; riflettiamo inoltre su tutti i vantaggi  dell’utilizzo di  materiale audio-video.

Per uno stile attivo è consigliabile prendersi tempo per assimilare le informazioni che sono state incamerate prima di dare giudizi affrettati e discuterne in pubblico. Al contrario il ricorso ad uno stile riflessivo rischia di inibire la presa di decisione: proprio per questo chi preferisce questo stile può allenarsi cercando di partecipare alle  decisioni di gruppo ogni volta che è possibile e cercare di applicare le informazioni ricevute in modo pratico e concreto. Per chi ama l’apprendimento sequenziale è importante rallentare e riflettere su come le operazioni svolte  si connettono all’obiettivo generale, chiedendoci come certe azioni possano aiutarci a lungo termine. Nell’apprendimento globale invece il rischio è di “voler correre prima di saper camminare”.E’ quindi importante prendersi del tempo per chiedere spiegazioni, cercare di risolvere  un problema facendo tutti i passi necessari prima di giungere ad una conclusione o di prendere una decisione.

La conoscenza degli stili di apprendimento è molto utile anche per rendere più funzionale l’apprendimento di un pubblico eterogeneo. Quando dobbiamo insegnare qualcosa ad un gruppo di persone, le quali avranno stili di apprendimento diversificati fra loro, possiamo rendere il nostro lavoro più efficace cercando di  favorire esperienze di apprendimento equilibrate fra le coppie di stili  analizzate nell’Index of Learning Styles. Come?

Per la dimensione apprendimento sensoriale/intuitivo: cerchiamo di fornire nella nostra esposizione sia concetti generali che esempi e fatti concreti a supporto delle nozioni teoriche.

Per la dimensione apprendimento visivo/verbale: offriamo sia informazioni verbali che stimoli visivi (usando grafici, tabelle, video, immagini).

Per la dimensione apprendimento attivo/riflessivo: cerchiamo di utilizzare modalità che permettano di “imparare facendo” attraverso l’utilizzo di tecniche esperienziali  e successivamente lasciare il tempo per la valutazione e l’analisi di quanto sperimentato.

Per la dimensione apprendimento sequenziale/globale: proviamo ad integrare informazioni che forniscano il quadro generale della situazione, ma illustriamo anche tutti i dettagli e le procedure una alla volta.

In conclusione  se comprendiamo i nostri stili di apprendimento e sviluppiamo le abilità necessarie per imparare in una varietà di modi diversi, possiamo rendere molto più efficace la nostra esperienza di apprendimento e quella degli altri.

Dott.ssa Martina Biagiolini

 

Bibliografia

https://www.mindtools.com/pages/article/mnemlsty.htm

http://www.itals.it/proposte-didattiche-basate-sugli-stili-di-apprendimento-modelli-vak-e-felder-silverman

R.M. Felder and L.K. Silverman, (1988) “Learning and Teaching Styles in Engineering Education,” Engr. Education, 78(7), 674-681; R.M. Felder, (1993)“Reaching the Second Tier: Learning and Teaching Styles in College Science Education” J. College Science Teaching, 23(5), 286-290; R.M. Felder and E.R. Henriques, (1995) “Learning and Teaching Styles in Foreign and Second Language Education,” Foreign Language Annals, 28(1), 21-31; R.M. Felder and J.E. Spurlin, (2005) “Applications, Reliability, and Validity of the Index of Learning Styles,” Intl. Journal of Engineering Education, 21(1), 103-112; R.M. Felder and R. Brent, (2005) “Understanding Student Differences.” J. Engr. Education, 94 (1), 57-72.

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Fonte foto

www.inscioltezza.com

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