Violenza domestica: imparare a riconoscerla per difendersene

 

dott.ssa Serena Cataldi, Psicologa, 345-2995738

Sebbene la violenza domestica sia una realtà da sempre esistita, la consapevolezza sociale di tale fenomeno  è cresciuta solamente negli ultimi decenni e la recente istituzione di una Giornata nazionale contro la violenza sulle donne (25 Novembre) ne rappresenta una testimonianza importante.

Nonostante l’aumento esponenziale di Centri Antiviolenza sul territorio nazionale e l’entrata in vigore di leggi finalizzate alla tutela delle vittime di violenza di genere, la richiesta d’aiuto da parte delle donne vittimizzate  incontra ancora tempi molto lunghi. Questo avviene, non solo per i vissuti di paura e vergogna che spesso accompagnano la violenza ma, soprattutto, per la scarsa consapevolezza della propria condizione di maltrattamento considerata, il più delle volte, l’unica realtà possibile.

Per tali ragioni, ho deciso di dedicare i prossimi articoli a questa tematica poichè, il primo importante passo  per tutelarsi dalla violenza domestica, è imparare a riconoscerla in tutte le sue manifestazioni. Nell’immaginario collettivo, si associa la violenza sulle donne a situazioni estreme che violino irrimediabilmente la dignità e l’integrità della donna stessa quali, ad esempio, stupri, maltrattamenti fisici molto gravi fino ad arrivare al femminicidio. Vengono, però, ignorati tutta una serie di atti meno “appariscenti” che, pur incidendo negativamente sul benessere psicologico della donna e dei figli, non vengono ricondotti alla sfera della violenza domestica, non conducendo così ad un’adeguata richiesta d’aiuto. Detto ciò, possiamo iniziare col domandarci: cos’è la violenza domestica?

L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) definisce la violenza contro le donne NON un problema individuale o di coppia, bensì un problema sociale, culturale e politico (Krug et al., 2002).

Nello specifico, si riferisce alla violenza da parte di un partner maschile verso una partner femminile e, nelle relazioni omosessuali, alla violenza di un/una partner predominante sull’altro/a.

La violenza domestica rappresenta un’emergenza sociale, sia per i numeri riscontrati che per le conseguenze riportate nel medio e lungo termine. Dall’ultima Indagine Istat 2015 (“Violenza sulla donna dentro e fuori alla famiglia”), condotta sul territorio nazionale in riferimento ai 5 anni precedenti, emergono infatti dati molto preoccupanti:

  • sembra che il 31,5% delle donne, di età compresa tra 16 e 70 anni, abbia subìto nel corso della propria vita almeno una qualche forma di violenza fisica o sessuale;
  • inoltre, la violenza fisica risulta più frequente tra le donne straniere (25,7% VS 19,6%),
  • mentre quella sessuale tra le italiane (21,5% VS 16,2%).
  • Ma il dato più sconcertante e, spesso, meno noto riguarda gli autori della violenza: nel 62,7% dei casi, i partner (attuali od ex) sono gli autori delle violenze più gravi, come gli stupri.

Quando si parla di violenza sulle donne, ci si riferisce a manifestazioni molte diverse tra loro, riconducibili a 6 differenti tipologie.

VIOLENZA FISICA: probabilmente la più riconoscibile, include qualsiasi atto o intimidazione in cui venga esercitata una qualsiasi forma di violenza fisica  su un’altra persona. Alla violenza fisica, si accompagna sempre la violenza psicologica, tramite ricatti emotivi, minacce, svalorizzazione o induzione del terrore. Rientrano in questa categoria comportamenti quali:

  • tirare schiaffi, calci o pugni, sputare, mordere, tirare i capelli
  • spintonare, sovrastare fisicamente, costringere nei movimenti
  • mettere le mani al collo,
  • buttare in terra o contro il muro,
  • lanciare oggetti contro,
  • danneggiare volutamente oggetti cari alla persona,
  • fare del male ad animali per provocare sofferenza
  • ustionare
  • privare di cure mediche.

VIOLENZA PSICOLOGICA: meno riconoscibile e più difficile da cogliere. Rientrano in questa categoria atteggiamenti tesi svalorizzare la donna, attaccare la sua visione della realtà e limitarne l’autonomia, tramite offese verbali o vessazioni psicologiche quali, ad esempio:

  • apostrofare con appellativi offensivi di natura sessuale,
  • sminuire le capacità genitoriali della donna,
  • offendere la sua competenza sul piano professionale
  • richiedere di cambiare il proprio aspetto fisico ed estetico
  • distorsione della realtà attraverso critiche continue alla visione del mondo della donna.

Una particolare forma di violenza psicologica consiste nel limitare l’autonomia della vittima, controllandone gli spostamenti e pretendendo un resoconto dettagliato delle attività svolte fuori casa e delle persone frequentate, nonché comportamenti di controllo del cellulare, della cronologia delle chiamate e dei siti internet visualizzati. Tale forma di violenza psicologica risulta particolarmente pericolosa in quanto, non solo aumenta l’isolamento della vittima dalla propria rete sociale, ma amplifica la percezione di immutabilità della propria condizione, rendendo meno probabile la richiesta di aiuto.

VIOLENZA ECONOMICA: si esprime attraverso ogni forma di privazione e controllo che limiti l’accesso all’indipendenza economica della donna. Questo può verificarsi anche nel caso in cui la donna lavori e sia economicamente indipendente. Tra i comportamenti tipici di violenza economica troviamo:

  • vedersi costretta dal marito/compagno a delegare la gestione completa del proprio denaro,
  • non avere accesso al conto in banca,
  • non disporre di un bancomat,
  • non essere in possesso di informazioni fondamentali (as es, conoscere la banca presso la quale è attivo il conto),
  • ricevere settimanalmente quote limitate di denaro, con l’obbligo di farvi rientrare una quantità di spese che richiederebbero, in realtà, cifre maggiori,
  • esigere di controllare lo scontrino dopo ogni acquisto e ricevere insulti se le cifre spese vengono ritenute elevate,
  • non ricevere denaro per fronteggiare spese essenziali quali visite mediche per sé e per i figli.
  • essere costretta a contrarre debiti o a firmare contratti a nome proprio.

VIOLENZA SESSUALE: è definita come un qualsiasi atto o tentativo di atto sessuale, avances non desiderate o traffico sessuale, contro una persona e con l’uso della coercizione (OMS, 2002). La coercizione non si riferisce solo a quella fisica, ma anche all’intimidazione tramite minacce ed al caso in cui la persona non sia in grado di dare il proprio consenso.  Come ricoscontrato nell’ultima indagine Istat,  purtroppo, le violenze sessuali si verificano il più delle volte all’interno di un rapporto di fiducia. Tale riconoscimento è da considerarsi una conquista legislativa dal momento che, fino a qualche anno fa, la violenza sessuale all’interno del matrimonio non era riconosicuta e quindi  non era perseguibile per legge.

 STALKING: rappresenta una forma di persecuzione e di limitazione della libertà personale, che si manifesta attraverso appostamenti continui sotto casa della donna o sul posto di lavoro, telefonate/mail/sms eccessivi a qualsiasi ora del giorno, invio di regali non graditi, richieste ossessive di informazioni sulla donna a parenti ed amici di quest’ultima. Tale forma di violenza rappresenta, spesso, un’evoluzione di una precedente forma di maltrattamento a cui la donna è riusciuta a sottrarsi e giustifica l’insorgenza di vari sintomi legati alla perenne sensazione di terrore e limitazione della libertà personale.

VIOLENZA ASSISTITA: si riferisce alla violenza esercitata su terzi nell’ambito di relazioni stabili di coabitazione, a cui la persona è costretta ad assistere. Rientra in tale categoria la violenza esercitata dai padri sulle madri in presenza dei figli. Anche se non esercitata primariamente sui figli, rappresenta a tutti gli effetti una forma di maltrattamento, provocando gravi conseguenze nel medio e lungo termine nel corso del successivo sviluppo.

Sebbene  l’estrema difficoltà nella richiesta d’aiuto, le statistiche mostrano dati incoraggianti (Indagine Istat, 2015), dal momento che le vittime di violenza domestica tendono maggiormente a contattare le Forze dell’Ordine, i  Servizi Sociali, i Centri Antiviolenza presenti su tutto il territorio nazionale, nonché  professionisti privati esperti nelle relazioni d’aiuto, come psicologi ed avvocati. Inoltre, sono aumentate le richieste d’aiuto al 1522, il numero nazionale istituito per fornire una prima accoglienza telefonica alle donne vittime di violenza domestica.

Dopo questa breve introduzione sulle varie tipologie di violenza di genere, nei prossimi articoli approfondiremo altre tematiche connesse alla violenza domestica, tra cui come si origina una relazione violenta, quali sono le differenze tra normali conflitti di coppia e maltrattamento e le conseguenze a lungo termine del maltrattamento  domestico.

                                                                                                       Dott.ssa Serena Cataldi,  Psicologa

                                                                                            345-2995738  cataldi.psicologa@libero.it

BIBLIOGRAFIA:

FOTO: http://www.pourfemme.it/foto/violenza-sulle-donne-monito-onu_10017.html

 

 

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